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da anni fanno discutere per scelte vitivinicole considerate di volta in volta esagerate, estreme, incomprensibili, folli, sbagliate e ultima “irrimediabilmente non contemporanee”.
Marco Casolanetti, vigneron, ma anche grande gourmet, ed Eleonora Rossi, brillante cuoca e vignaiola provetta.
Completano la formazione i genitori di Eleonora, Settimia, una vera forza della natura, e Pino, il marito (che deve avere una vita non facile con due donne così volitive accanto), entrambi impegnati in tutti i lavori della campagna, dalle vigne agli animali, agli ortaggi.
Una storia di vino, nel ’95 cominciano a lavorare i vigneti dei genitori di lei, piccoli proprietari della zona soprannominati appunto Kurni (ecco svelato il mistero) e aprono una locanda con una trentina di posti a sedere.
La prima annata di uscita sul mercato del Kurni è il 1997, solo poco più di 3000 bottiglie, che tuttavia rappresentarono un vero terremoto nel mondo del vino. I motivi sono presto spiegati. Il Kurni è un montepulciano, uva tradizionale di questa zona, ma che invece di essere prodotta con una resa di 200/250 quintali per ettaro scende a 18/20.
L’attuale produzione è salita a poco più di 5000 bottiglie per un totale di quasi 12 ettari di vigna (e una recente acquisizione aggiungerà altri 6 ettari) che potrebbero regalarne tranquillamente oltre 40mila di qualità più che buona.
“Ho voluto ridare dignità a questo vitigno che per tanti anni è stato considerato utile solo per tagliare e dare forza a uve considerate più nobili. Ho cercato di dimostrare che il montepulciano, se coltivato in un certo modo, può diventare uno dei più grandi rossi del mondo” si accalora Marco che, non ancora quarantenne, ha già accumulato una competenza tale da essere considerato il vero punto di riferimento di tutta la nouvelle vague dei produttori della zona.
L’azienda agricola è di circa cinquanta ettari, di cui circa quindici sono a vigneto.
In vigna, infatti, le bassissime rese per ettaro sono possibili grazie ad una fittezza d’impianto che ha quasi dell’incredibile e che si abbina alla conservazione di uno solo o due grappoli a pianta.
La forma d’allevamento utilizzata è quella tradizionale della zona, l’alberello a canocchia, ovvero una sorta di capannina tra due filari contigui.
Nel massimo rispetto di ambiente, natura, ecosistema e biodiversità, si rifugge ovviamente dai prodotti di sintesi ma anche da rame e zolfo, per adottare preparati a base di propoli, di bicarbonato, di derivati del latte, di alghe e di potassio.
Due vini per cui ogni vero appassionato farebbe carte false per poterne avere almeno una bottiglia.
Le Marche sono una regione conosciuta soprattutto per due motivi: le lunghe spiagge sabbiose tipiche dell’Adriatico e una piccola e media industria dinamica e creativa che sa farsi valere in tutto il mondo. È meno famosa invece per lo splendido territorio, l’ottima cucina e alcuni vini eccellenti, in alcuni casi unici.
La cantina è collocata a cavallo tra i territori di Cupra Marittima e Ripatransone, nel sud della regione, in provincia di Ascoli Piceno e precisamente a Cupra Marittima, un vivace “paesotto” di mare.
Da qui ci si inoltra verso l’interno seguendo una stradina di campagna che risale una stretta valle caratterizzata da una serie di case coloniche, terreni coltivati e vigneti.
Una bella casa di campagna, sede del ristorante, e accanto l’ingresso della cantina.